mercoledì 20 marzo 2013

Tra rosa e romanzo


Spesso ci troviamo a ragionare delle nostre letture e ad esprimere giudizi su di esse, sulle scrittrici e sugli scrittori, sui singoli testi, sui generi letterari. Un tipo di letteratura che ci vede su posizioni differenti è quello della letteratura cosiddetta rosa.

Ho pensato di chiedere ad alcune amiche di esplicitare il proprio pensiero rispetto ad essa.

Magda  ha scritto:
. “Sono passati anni da quando leggevo Harmony.
La collana si divideva in diversi filoni.
Si partiva dal romantico platonico, tipo Delly: lei povera o comunque in difficoltà, lui ricco, quasi sempre bello ma molto, molto arrogante, convinto che tutto fosse a portata di mano; ma lei resiste, lui si innamora perdutamente, niente sesso, chiusura con lieto fine.
Poi c’erano quelli ambientati negli ospedali, anche qui brava ragazza e uomo seduttore.
Quindi la collana in cui c’è la passione: lei cede e consuma eroticamente l’amore.
Sono libri che si leggono in poche ore e, se si hanno preoccupazioni, per un poco si evade, non si pensa a nulla.
Concludendo: alla nostra età forse non impariamo molto… comunque è da snob ignorarli perchè in rilegature e in tirature diverse la cronaca letteraria di quest’anno vede in classifica libri nei tre colori della passione.
Corsi e ricorsi… nulla si distrugge. “

Anna 
. Penso che ci sia un equivoco, comprensibile ma sbagliato, su cosa si intende per letteratura rosa. Il termine fa pensare immediatamente alle collane Harmony, a quei libricini tutti uguali nell'aspetto ma spesso anche nel contenuto, di lettura poco impegnativi paragonabili ai fotoromanzi della nostra giovinezza.
Io credo invece che la lettura rosa o meglio la lettura al femminile, abbia oggi un più ampio respiro, sono storie di ragazze un po' sovrappeso, un po' imbranate spesso laureate e in carriera, ma anche in cerca di lavoro e precarie che corrispondono alle ragazze di oggi con i sogni e i desideri di tante; pensiamo a Sophie Kinsella con i suoi I love shopping vari o ai titoli sotto il suo vero nome romanzi ben scritti, divertenti a volte veramente deliziosi.
In Italia Sveva Casati Modignani ha scritto storie di donne molto belle, donne che sono protagoniste della loro vita nel pieno significato della parola, Stefania Bertola racconta storie gradevolissime, che si svolgono nella sua Torino con personaggi improbabili ma proprio per questo spesso alternativi e simpatici; ragazze e donne che nulla c'entrano con le eroine degli harmony, perchè vivono pienamente nel loro periodo storico, con tutte le difficoltà e le contraddizioni di ognuna di noi. Le autrici stesse, sia le inglesi che le italiane, sono donne o ragazze colte, che scrivono bene anche se con leggerezza e spirito.
Resta da valutare se leggere la definizione “il romanzo è donna” come una connotazione negativa, in molti dei romanzi citati la realtà è presente, certo il lieto fine è un po' d'obbligo ma mai melenso e sciropposo, o se è così lo è volutamente come presa in giro.
Da quanto ho scritto mi pare chiaro che a me piacciono e molto alcune di queste scrittrici definite rosa”, io ritengo che si possa chiamare letteratura di genere come il fantasy, il poliziesco, la fantascienza, l'horror o il noir.

Tra le collaborazioni richieste e pervenute quella di Carla Baraldi che scrive di un testo, regalatole recentemente, di Sveva Casati Modignani, scrittrice citata sia nel dire di Anna che nella ricerca riportata più avanti.

Carla
Mi e’ stato recentemente regalato Leonie, l'ultimo libro  della Casati Modignani. Confesso che leggendo la sua biografia mi sono stupita nel sapere che i suoi romanzi hanno avuto grande successo e sono stati tradotti in venti paesi. Io non la conoscevo  e poichè le mie preferenze sono orientate ai romanzi in lingua o ai thriller psicologici mai avrei scelto un genere favoletta rosa! In realtà sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla scorrevolezza del testo, niente scene erotiche  bensì una serie di personaggi ben delineati ed intriganti  dalla svariate personalità che sembrano semplici ma in realtà spesso nascondono segreti. Il romanzo comincia ai giorni nostri, poi prosegue alternando capitoli risalenti al passato per descrivere le vite dei vari personaggi. E' una specie di saga famigliare che copre un secolo di storia italiana dagli anni venti ai giorni nostri. Forse potrei definire la protagonista Leonie una cenerentola dei nostri giorni che da povera ragazzotta di provincia francese  diventa la moglie di un industriale milanese, si inserisce con abilità e intelligenza nel nuovo mondo diventando una manager ed una madre esemplare  anche se come gli altri personaggi ha i suoi lati segreti e misteriosi. Scontato il finale Happy end, ma forse ai tempi che corrono talvolta fa anche bene pensare al "tutti vissero felici e contenti". A mio avviso i personaggi maschili sono troppo positivi forse perche' al loro fianco vengono descritte donne forti capaci di consigliarli e sostenerli! Nel complesso il romanzo esalta valori positivi anche nell'ambito del lavoro e della famiglia, forse anche troppo....


Ripensando al ruolo della letteratura e del romanzo ho trovato molto interessanti alcune affermazioni di Elsa Morante e di Elisabetta Rasy, affermazioni che riporto qui sotto:

. Elsa Morante. I veri romanzi sono “il risultato di un impegno morale” contrapposti a quelli brutti e dunque falsi che sono “il risultato di una evasione dal primo e necessario impegno del romanziere che è la verità”
. Elisabetta Rasy. “ … Negli Stati Uniti il gender (distinto dal sesso: se il sesso indica una condizione biologica, il gender riguarda una costruzione sociale e culturale, dunque mutevole) è trattato con più serietà che da noi. In campo letterario non riguarda l’asserzione o la ricerca di una scrittura femminile o di un’essenza stilistica delle donne ma la loro posizione concreta rispetto alla parola e alla parola scritta.
Chiunque oggi si avventuri in una libreria si imbatterà in una schiera esorbitante di libri a firma femminile. Ho scritto libri ma volevo dire romanzi. Il romanzo è donna…”

Per avere una visione “storica” e per inquadrare meglio la letteratura di genere rosa mi sembra interessante anche riportare una ricerca su internet che Anna  mi ha inviato.

. La letteratura rosa è un genere letterario nato all'inizio del Novecento per un pubblico femminile, che narra una storia d'amore a lieto fine. Si tratta di una letteratura di consumo, a lungo considerata di basso profilo, che si caratterizza per la rigidità dello schema narrativo e dei suoi personaggi: un uomo e una donna vivono un amore appassionato e contrastato e, dopo molte difficoltà, riescono a coronare il loro sogno. Questa formula narrativa può assumere le più diverse colorazioni (commedia, tragedia, thriller, fantasy, medical, romanzo di formazione, erotico, generazionale, storico ecc.), fermo restando l'obiettivo, nel quale risiede la sua forza commerciale, di rappresentare modelli femminili nei quali le lettrici si possano facilmente identificare e di essere, grazie all'happy end garantito, una lettura gratificante e consolatoria.
Il «rosa» nasce in Gran Bretagna con il romance, o romanzo romantico: solitamente ambientato nel periodo della Reggenza, ha per protagonisti aristocratici, duchi e principesse, uomini affascinanti, coraggiosi, impulsivi, e donne bellissime, virtuose e fiere. A comporre la storia d'amore concorrono elementi tipici del romanzo d'avventura (rapimenti e congiure, fughe notturne, duelli) e della commedia degli equivoci (tradimenti, agnizioni, intrighi). Ne sono progenitrici Georgette Heyer (1902-74) e Constance Heaven (1913) - quest'ultima più incline al melodramma e al mistero - che si sono ispirate ai modelli di Jane Austen, per quanto riguarda gli intrecci e l'analisi dei rapporti tra valori sociali e valori personali, e al romanzo gotico quanto riguarda l'ambientazione e i personaggi: castelli, monasteri, abbazie in rovina, fanciulle perseguita fattucchiere, zingari. Negli stessi anni Jeanne Marie Frederick Petitjean de la Rosière dava vita, sotto pseudonimo di Delly, al romanzo d'amore francese. A consacrare definitivamente la l.r. è stata Barbara Cartland (1901-2000), che ne ha codificato lo schema «vincente»: un uomo - bello, ricco, di nobile lignaggio - e una donna - bellissima, vergine e di grande forza d'animo - si amano; il loro amore è romantico e appassionato, ma non vi è sesso (valore principe dei romanzi della Cartland, infatti, è la castità prematrimoniale); fattori esterni - guerra, malattie, disgrazie, differenza di ceto sociale - mettono a repentaglio il sentimento che li unisce, il quale alla fine trionfa su ogni ostacolo e i due convolano felicemente a nozze. Con i suoi oltre settecento libri la Cartland ha valicato i confini inglesi cogliendo un successo senza precedenti e diffondendo la l.r. in tutto il mondo.
Negli Stati Uniti il genere diventa rapidamente un business, tanto che negli anni '50 nasce la prima casa editrice specializzata, la Harlequin, che si avvia rapidamente a conquistare il monopolio del mercato. Il romanzo rosa americano presenta subito caratteristiche diverse dal romance inglese. Rimane ovviamente fisso il canovaccio narrativo, ma l'ambientazione è spesso contemporanea e le protagoniste femminili non sono più donne idealizzate, «senza macchia e senza paura», ma eroine a volte ciniche e spregiudicate, che cercano l'emancipazione, il riscatto e l'affermazione di sé attraverso l'amore. Negli anni '70-'80 nascono i cosiddetti bodice rippers (letteralmente «strappa corsetti», attività prediletta dei loro protagonisti maschili); con Rosemary Rogers e Jennifer Wilde per la prima volta l'erotismo entra nella l.r. e i protagonisti hanno una significativa mutazione: lui è un uomo maturo, lei una giovane donna intraprendente. Una decina di anni dopo - complice la rapida espansione di Harlequin e l'affinamento delle sue strategie editoriali - il genere compie un'altra «svolta» rilevante: pur rimanendo fedele alla formula di base con l'happy end assicurato, introduce temi più «realistici» come il divorzio, gli abusi, le famiglie allargate, la carriera. La fine dell'astratto «sogno d'amore» e l'acquisizione di un più stretto legame con il vissuto spingono la l.r. fuori dai suoi stretti confini, a cercare contesti e registri narrativi nuovi, spesso ibridandosi con altri generi letterari come il thriller, la commedia, il romanzo storico, d'avventura, esoterico e altri.
Attualmente Harlequin pubblica circa settanta romanzi rosa al mese, diversificati in «serie» secondo il genere: si tratta di libri a foliazione ridotta, prezzo contenuto, con uscita fissa più volte al mese. Oltre a questi vi sono anche romanzi più lunghi, non facenti parte di alcuna collana, detti single title. Campionessa di vendite del momento è Nora Roberts, ma viene spesso insidiata da Daniele Steel, Barbara Taylor Bradford, Jackie Collins e altre, autrici di romanzi che sconfinano verso la cosiddetta women's fiction, ossia narrativa rivolta a un pubblico femminile, che non racconta necessariamente una storia d'amore, non segue uno schema fisso e presenta solitamente una caratterizzazione più approfondita e vicende più articolate, dando quindi luogo anche a libri più «corposi» dei classici rosa.
Iniziatrice del rosa in Italia è stata Liala (pseudonimo coniato da D'Annunzio per Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi, 1897-1995), autrice di oltre ottanta romanzi che hanno venduto milioni di copie. La sua particolarità è l'ambientazione: il mondo della marina o dell'aviazione, durante la prima guerra mondiale. Come in America, anche in Italia gli anni '70-'80 vedono il boom della l.r.: vengono per la prima volta tradotti i romanzi delle progenitrici straniere (Cartland, Heyer, Heaven e Delly) e nel 1981 nasce Harmony, joint venture tra la Arnoldo Mondadori Editore e la Harlequin Enterprises, sul cui modello si costruisce. Oggi la Harmony conta venti collane, all'interno delle quali i libri escono con una periodicità che varia dal bisettimanale al bimestrale. Negli ultimi anni una nuova impronta al genere è stata data da altri editori: tra le firme più significative delle nuove tendenze Sveva Casati Modignani - pseudonimo di Bice Cairati e Nullo Cantaroni (quest'ultimo venuto a mancare nel 2004), autori di sedici romanzi di grande successo commerciale - e Mara Venturi, che ha iniziato a scrivere dietro suggerimento di Italo Calvino ed è stata definita da Alberto Bevilacqua la «Sandokan dei sentimenti»; oltre che di molti romanzi vendutissimi è autrice anche di serie televisive e di sceneggiati.
Nell'ultimo decennio è esploso il fenomeno, di matrice anglosassone, della chick-lit - letteralmente «letteratura per pollastrelle» (da chick, diminutivo di chicken, «pollo», ma nello slang «ragazza», e lit diminutivo di literature) - che ha preso avvio da una rubrica firmata dalla giornalista inglese Helen Fielding sulle pagine dell'«Indipendent»: «Il diario di Bridget Jones», diventata poi, con lo stesso titolo, un libro (1996) e infine un film (2001) di successo mondiale. Gli ingredienti della chick-lit sono: una giovane protagonista single, afflitta da qualche chilo di troppo o da altre «imperfezioni», perennemente insicura, romantica e un po' goffa; una verve ironica e scanzonata; la caparbia ricerca dell'uomo ideale; Mieto fine, che non è l'altare, ma molto più spesso un'autoaffermazione della donna, che acquista finalmente fiducia in sé. Oltre a Helen Fielding, sono autrici di chick-lit Sophie Kinsella, Jennifer Weiner, Candace Bushnell, Melissa Bank e Anna Maxted. In Italia ha successo, in questo filone, Stefania Bertola.
Il dilagare del fenomeno ha indotto Harmony a lanciare «Red Dress Ink», una collana interamente dedicata alla chick-lit. Il successo internazionale di questo tipo di narrativa - che per le sue caratteristiche è considerata più vicina alla women's fiction che alla l.r. - è da ascrivere alla sua capacità di restituire il senso d'incertezza e precarietà che caratterizza la generazione delle «quasi trentenni» e alla sua peculiare «ricetta» per la felicità. Diretta emanazione della chick-lit è, infine, la neonata mummy lit, ovvero: Bridget Jones dieci anni dopo... non più «pollastrella» bensì mamma. Anche nella mummy lit l'happy end è la ritrovata fiducia in sé, attraverso la consapevolezza... degli anni passati.

E ancora un testo scritto da una di noi, Maria Luigia , che riporta l’esperienza di una lettura giovanile, Cuore, di Edmondo De Amicis. Il testo non appartiene alla letteratura rosa ma si riferisce comunque ai sentimenti buoni.
Maria Luigia
. Cuore di Edmondo De Amicis.
Da bambina l’ho letto tutto, e non una volta ma svariate volte. Questo libro era costantemente appoggiato sul mio comodino, un’edizione senza immagini, di poco prezzo, scritto con caratteri grandi. Ogni volta che volevo rinforzare valori come solidarietà, rispetto, laboriosità, rileggevo un brano e mi dava una carica di umanità, mi faceva sentire bene.
Il libro, sotto forma di diario di Enrico Bottini, un bambino della borghesia torinese che frequenta la terza elementare di una scuola del regno d’Italia unificato, racconta episodi che si svolgono in una scuola bella, aperta a tutti e che permetteva anche ai più poveri di imparare a leggere e a scrivere, mostra l’incontro tra il mondo delle classi sociali più abbienti e quello del proletariato che può finalmente accedere all’istruzione scolastica. Questi due mondi, pur convivendo nella stessa aula, non si fondono mai insieme, il bambino nato in una famiglia più “fortunata” avrà sempre più privilegi di chi è povero.
Mi piacevano i racconti mensili proposti dal maestro alla scolaresca.
Rileggerlo mi commuoveva sempre; trovavo la spontaneità e la bontà. Io dico che il Cuore è ancora il libro più adatto ai nostri tempi nei quali il sentimento e gli ideali sono lasciati un po’ in abbandono dalla gioventù, attirata, invece, dalle teorie materialistiche e consumistiche che valorizzano quasi esclusivamente la ricchezza e, con essa, tutti i piaceri della vita. Se vogliamo una società più buona, più semplice, più amorevole, più morale. Civiltà è sinonimo di educazione, è il senso morale, civico, religioso che diventa patrimonio di un popolo, è l’amore per i valori eterni dello spirito: Dio, famiglia, umanità, amore e carità. Civiltà deriva dagli ordinamenti che un popolo sa darsi, basati sulla libertà e sulla giustizia, che valorizzino al massimo l’istruzione e la cultura in genere.

Mi pare che lo scrivere di Maria Luigia possa essere utile per una riflessione futura sulle letture che hanno influito sulla nostra formazione e per confrontarci su quali donne, a partire da esse, siamo diventate.
Può essere interessante come argomento del prossimo ciclo?

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